Introduzione alla termodinamica
Sistemi termodinamici e grandezze macroscopiche: 
volume, densità, pressione, temperatura. 
Definizione di pressione, strumenti di misura e 
unità. Equilibrio termico. Principio zero della
termodinamica (proprietà transitiva dell'equilibrio
termico). Punti fissi. Esempi: punto del ghiaccio, punto 
del vapore, punto triplo dell'acqua. Caratteristiche
termometriche e termometri. Termometri a dilatazione.
Scala Celsius. 
Termometri a gas. Gas ideale.
Descrizione e funzionamento di un termometro a gas. Definizione
di temperatura tramite termometri a gas. Limite di gas rarefatti
e comportamento universale: gas ideale. Equazione di stato del
gas ideale. Costante universale dei gas.  
Equilibrio termodinamico e trasformazioni
Quando un sistema è in equilibrio termico, meccanico
e chimico, allora si dice che è in equilibrio 
termodinamico. Il suo stato è completamente 
determinato da un insieme di coordinate termodinamiche
(macroscopiche), quali la temperatura, il volume, la 
pressione, la concentrazione, ecc.. Il passaggio da
uno stato di equilibrio ad un altro si chiama trasformazione
termodinamica. La trasformazione può avvenire in 
modi diversi. Esempi: trasformazioni isoterme, isobare,
isocore. Una classe di trasformazioni importanti sono 
quelle quasistatiche, cioè quelle che avvengono 
in modo tale che il sistema si trovi sempre in stati 
prossimi all'equilibrio. Tali trasformazioni sono 
rappresentate da linee nei diagrammi P-V o P-T, o 
simili diagrammi di stato. Abbiamo visto tipici esempi 
di diagrammi di stato, per sostanze che ammettono
fasi diverse (gas, liquido, solido). Abbiamo parlato di 
equazioni di stato e di espansione del viriale. 
Calore e lavoro
Abbiamo visto che una trasformazione termodinamica può
coinvolgere scambi di calore e/o lavoro meccanico. Abbiamo 
dato una definizione empirica di calore, sulla base dell'effetto
del contatto termico tra sistemi a temperatura diversa. Abbiamo 
definito la caloria, la capacità termica e il calore 
specifico. Abbiamo visto esempi di procedure per compiere 
lavoro su un sistema termodinamico. Abbiamo mostrato che 
lavoro e calore possono avere effetti equivalenti e che,
quindi, si può scrivere una relazione quantitativa 
tra l'unità di calore (caloria) e l'unità di 
lavoro (joule). 
Energia interna
Gli esperimenti mostrano che in ogni trasformazione termodinamica 
effettuata con soli mezzi adiabatici (nessun contatto termico tra
il sistema e l'ambiente) il lavoro compiuto non dipende dal tipo 
di trasformazione ma solo dagli stati iniziale e finale (di
equilibrio). Si può allora definire una funzione delle 
coordinate termodinamiche, U, tale che la sua variazione in una
trasformazione generica tra due stati di equilibrio sia proprio 
il lavoro compiuto in una qualsiasi trasformazione adiabatica che 
li collega (lavoro adiabatico). Tale funzione si chiama energia 
interna. La convenzione sul segno è scelta in modo che
un lavoro positivo fatto dal sistema sull'ambiente corrisponde ad
una diminuzione di energia interna del sistema. 
Primo principio della termodinamica
In una trasformazione non adiabatica, in cui sono ammessi 
contatti termici tra il sistema e l'ambiente, il lavoro compiuto
per passare da uno stato iniziale ad uno stato finale è
generalmente diverso dal lavoro adiabatico. La differenza è
associata a processi non meccanici dovuti al contatto termico. 
Si può definire come calore, Q, la differenza tra il lavoro 
compiuto dal sistema nella trasformazione, W, e il lavoro che si 
otterrebbe connettendo gli stessi stati con una trasformazione
adiabatica. Dato che quest'ultimo è pari alla variazione
di energia interna (con il segno meno), si può scrivere
Q = W + ΔU, ovvero ΔU = Q - W.  Questo è noto
come primo principio della termodinamica. La definizione di calore 
data in questo modo risulta essere consistente con la definizione 
empirica basata sul concetto di caloria. Il primo principio, in 
sintesi, sancisce l'esistenza dell'energia interna di un sistema
termodinamico e la sua relazione con il lavoro meccanico eseguito
e il calore scambiato in una trasformazione. 
 
Commenti al primo principio
Abbiamo discusso il significato di calore, lavoro, energia in 
trasformazioni termodinamiche. Abbiamo parlato di trasformazioni
cicliche e trasformazioni infinitesime. Abbiamo scritto la 
forma differenziale del primo principio. Abbiamo scritto la
variazione infinitesima di energia interna come differenziale
esatto, esprimibile tramite le derivate parziali rispetto alle
coordinate termodinamiche. Abbiamo scritto l'espressione del
lavoro per sistemi idrostatici (dW=PdV) e mostrato che, per
essi, si può calcolare la capacità termica a
volume costante come derivata dell'energia interna rispetto 
alla temperatura a volume costante.  
Trasformazioni quasistatiche per un gas ideale
Abbiamo discusso alcune semplici trasformazioni quasistatiche:
isocore (volume costante), isobare (pressione costante) e 
isoterme (temperatura costante). Abbiamo disegnato le curve
nel diagramma P-V e calcolato il lavoro compiuto dal gas in
ciascuna di esse. Abbiamo considerato anche una trasformazione
ciclica composta da una sequenza di isoterma-isobara-isocora. 
Espansione libera adiabatica
Gli esperimenti mostrano che se un gas rarefatto viene 
fatto espandere liberamente (senza lavoro 
meccanico) e adiabaticamente (senza scambi di calore) tra due 
stati di equilibrio, la temperatura del gas non cambia. Abbiamo 
visto che questo implica che l'energia interna del gas dipende
solo dalla temperatura. Abbiamo definito un gas ideale proprio
come un gas che gode di questa proprietà e che soddisfa
l'equazione di stato PV=nRθ.
Calori specifici di un gas ideale
Abbiamo visto che il calore specifico a volume costante di un 
gas ideale può essere calcolato tramite la derivata 
dell'energia interna rispetto alla temperatura (non occorre
specificare se tenendo costante il volume o la pressione,
dato che U dipende solo da θ). Allora il primo 
principio della termodinamica può essere riscritto 
nella forma δQ = ncvdθ+PdV. Abbiamo anche
definito il calore specifico a pressione costante e abbiamo 
mostrato che cp=cv+R. Abbiamo dato una
spiegazione qualitativa del perchè cp è
maggiore di cv, usando l'esempio di un gas in un 
cilindro con pistone, a cui viene fornito un certo calore Q
a volume costante o a pressione costante. 
  
Trasformazione adiabatica quasistatica
Abbiamo visto come si comportano le coordinate termodinamiche di 
un gas ideale quando si compie una trasformazione adiabatica
quasistatica (lenta espansione o compressione del gas in assenza di 
contatti termici con l'ambiente). Abbiamo tracciato la curva
della trasformazione nel diagramma P-V. 
Ciclo di Carnot
Abbiamo discusso il ciclo di Carnot per un gas ideale, composto
da due isoterme e due adiabatiche quasistatiche. Abbiamo visto che
il ciclo è un esempio di macchina termica che produce 
lavoro a spese del calore estratto da una sorgente (termostato).
Un secondo termostato, a temperatura più bassa serve a
scaricare il calore che risulta dalla differenza tra il calore 
assorbito dalla sorgente calda e il lavoro compiuto dal 
sistema nel ciclo. Abbiamo definito il rendimento della
macchina termica generica  e lo abbiamo calcolato esplicitamente
per il ciclo di Carnot, trovando che esso dipende solo dal 
rapporto tra le temperature dei due termostati che scambiano 
calore con il sistema nei tratti isotermi. 
Secondo principio della termodinamica (Kelvin-Planck)
Abbiamo parlato in generale dei processi che trasformano 
calore in lavoro e viceversa. Abbiamo visto esempi di processi
basati su trasformazioni cicliche (ciclo Diesel, ciclo di 
Strirling). Gli esperimenti mostrano che è impossibile
realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia quello 
di assorbire una certa quantità di calore da un serbatoio 
e di convertirlo completamente in lavoro. Questa affermazione 
corrisponde al secondo principio della termodinamica, 
nella forma nota come enunciato di Kelvin-Planck. Abbiamo 
accennato alle conseguenze in termini di inesistenza dei 
moti perpetui. 
Macchine frigorifere
Abbiamo visto come sia possibile realizzare trasformazioni
cicliche in cui una certa quantità di calore viene
prelevata da una sorgente fredda, tramite un lavoro fatto 
dall'ambiente sul sistema. Una quantità di calore
pari allo somma del lavoro compiuto e del calore 
estratto dalla sorgente fredda viene ceduto ad una sorgente
calda. Una trasformazione di questo tipo corrisponde ad una
macchina frigorifera. Abbiamo definito il coefficiente
di prestazione di una tale macchina. 
Secondo principio: enunciato di Clausius
Gli esperimenti mostrano che non è possibile
realizzare una trasformazione termodinamica il cui unico 
risultato sia quello di far passare del calore da un corpo
più freddo ad uno più caldo. Questa affermazione
è nota come enunciato di Clausius del secondo principio della
termodinamica. 
Reversibilità e irreversibilità
Abbiamo ripreso la definizione di sistema termodinamico e
di ambiente, quest'ultimo essendo in relazione con il sistema
tramite contatti termici e/o dispositivi meccanici. L'insieme
costituito da sistema + ambiente + tutto il resto è detto
universo termodinamico. Un trasformazione reversibile è
una trasformazione che si svolge in modo tale che, alla fine, sia 
il sistema che l'ambiente possano essere riportati allo stato 
iniziale senza produrre alcun cambiamento nel 
resto dell'universo. Le trasformazioni che non soddisfano
questa condizione sono dette irreversibili. Abbiamo visto 
casi di irreversibilità meccanica esterna, in cui
l'irreversibilità è associata ad effetti
dissipativi. 
Irreversibilità e secondo principio
Abbiamo discusso brevemente esempi di irreversibilità
meccanica interna, irreversibilità termica e chimica.
Il secondo principio può essere usato per dimostrare
l'irreversibilità di tutti i processi reali. I processi
reversibili possono essere immaginati come limite ideale di
processi reali, in cui le trasformazioni avvengono in modo 
quasistatico e senza dissipazioni.
Macchine termiche operanti tra due termostati
Usando il secondo principio abbiamo dimostrato che qualsiasi
macchina termica irreversibile ha un rendimento minore di 
una qualsiasi macchina termica reversibile operante tra gli 
stessi termostati. Abbiamo anche dimostrato che tutte le 
macchine reversibili, operanti tra gli stessi serbatoi, 
hanno lo stesso rendimento, indipendentemente dal sistema
termodinamico con cui operano. 
Temperatura assoluta
L'uguaglianza del rendimento delle macchine termiche permette
di definire una nuova scala di temperatura (assoluta), basata
operativamente sulla misura del rapporto dei calori scambiati 
da una macchina termica reversibile con i termostati. Con una
opportuna scelta del punto fisso della scala (T=273.16 K al
punto triplo dell'acqua) la nuova scala coincide con la scala
dei termometri a gas, laddove questi funzionano. 
Il secondo principio stabilisce che non possono esistere 
sistemi termodinamici a T=0. D'altra parte, il lavoro necessario
per refrigerare il sistema a temperature prossime a T=0 tende
a infinito. 
Teorema di Clausius
Dal secondo principio della termodinamica e dalla definizione
di temperatura assoluta segue che, nel caso di macchine
termiche operanti tra due serbatoi a temperature Tf e Tc, 
la somma  (Qf/Tf)+(Qc/Tc) è sempre minore o uguale a 
zero; è uguale a zero per macchine reversibili. Abbiamo
visto che questo risultato è generalizzabile al caso
di macchine che operano con N serbatoi, con N qualsiasi. 
L'abbiamo dimostrato usando un serbatoio ausiliario e 
N macchine di Carnot reversibili ausiliarie. Abbiamo visto 
che la somma algebrica dei Q/T è sempre minore o
uguale a zero. Nel caso di infiniti serbatoi, con cui la
macchina scambia quantità infinitesime di calore,
la somma diventa un integrale di δQ/T. Per macchine 
reversibili si ha che l'integrale di δQ/T su un 
ciclo è zero. Questo risultato è noto come
teorema di Clausius. 
Entropia
Il teorema di Clausius ha come diretta conseguenza che 
l'integrale di δQ/T lungo una trasformazione reversibile
che connette due stati di equilibrio A e B non dipende dal 
tipo di trasformazione, purché reversibile. Si può
allora introdurre una nuova funzione di stato (funzione delle
coordinate termodinamiche), detta entropia, in modo tale che 
la differenza di entropia tra gli stati A e B è uguale
all'integrale di δQ/T calcolato lungo una qualsiasi 
trasformazione reversibile che connetta i due stati. 
Entropia di un gas ideale
Sfruttando le espressioni del primo principio della termodinamica
per trasformazioni reversibili di un gas ideale, possiamo 
calcolare, a meno di una costante arbitraria, l'entropia in 
funzione di T e P, oppure di T e V. Abbiamo visto l'esempio
di un'espansione libera (adiabatica irreversibile) di un
gas inizialmente confinato in un volume V e che alla fine 
occupa un volume 2V. Abbiamo calcolato la variazione di 
entropia, ΔS = nR log2, sia usando l'espressione generale 
dell'entropia del gas ideale, sia eseguendo una trasformazione 
isoterma reversibile che connette gli stessi stati iniziale e 
finale. 
 
Esercizi
Esercizi su scambi di calore e capacità termiche. 
Diagramma T-S
Abbiamo visto che le trasformazioni reversibili sono rappresentabili
in diagrammi temperatura-entropia. Abbiamo visto gli esempi 
delle trasformazioni isoterme, adiabatiche, isocore e isobare
e del ciclo di Carnot. 
Entropia e irreversibilità
Abbiamo visto che il secondo principio della termodinamica
si traduce in una diseguaglianza per le variazioni di 
entropia: in qualsiasi trasformazione di un sistema
isolato la variazione di entropia è positiva
o nulla; è nulla se la trasformazione è 
reversibile. Questo vale anche per l'universo, inteso come
sistema isolato: in qualsiasi trasformazione termodinamica
l'entropia dell'universo aumenta o rimane costante; rimane
costante solo se la trasformazione è reversibile. 
La viariazione di entropia (positiva, in ogni trasformazione
reale) è una misura dell'irreversibilità 
dei processi. Abbiamo visto alcuni esempi: l'espansione
libera di un gas ideale, il riscaldamento di un gas 
a pressione esterna costante tramite una resistenza elettrica, 
la caduta di un sasso in un lago e il contatto termico tra
serbatoi a temperatura diversa. 
Esercizi
Esercizi su scambi di calore e capacità termiche.
Transizioni di fase con calore latente. 
Entropia e degradazione dell'energia
Abbiamo visto che l'aumento di entropia dell'universo in ogni 
processo fisico è associata ad un certo quantitativo
di energia, interna o meccanica, che viene "sprecata" o 
"degradata". Abbiamo definito l'energia "degradata" a 
partire dal confronto tra il lavoro eseguito in una 
trasformazione reversibile e quello eseguito in una trasformazione 
irreversibile a parità di energia disponibile
all'inizio.  Abbiamo trovato che questa energia "degradata" 
è uguale al prodotto
della variazione di entropia dell'universo per la temperatura
del serbatoio più freddo a disposizione. Abbiamo 
visto esempi di trasformazioni cicliche e non cicliche. 
Energia libera e potenziali termodinamici
Abbiamo visto che lo stato di equilibrio termodinamico 
di un sistema isolato è uno stato di massima 
entropia. Se invece il sistema è in contatto con
un serbatoio a temperatura costante T, allora conviene
introdurre una nuova funzione termodinamica F=U-TS, detta
energia libera di Helmholtz. Si dimostra che in ogni
trasformazione il lavoro meccanico massimo 
ottenibile dal sistema è pari a -ΔF. Se
il sistema è anche dinamicamente isolato (non
compie lavoro meccanico) allora ogni sua trasformazione
diminuisce l'energia libera. Lo stato di equilibrio è
lo stato con energia libera minima. Per sistemi a 
pressione costante si può definire un'altra funzione,
l'energia libera di Gibbs,
che ha un ruolo simile. Queste funzioni di stato sono 
dette potenziali termodinamici.
Esercizio
Esercizio con un gas ideale in un cilindro con parete mobile.
Esercizi
Esercizi su trasformazioni con un gas ideale. 
Teoria cinetica dei gas 
Abbiamo considerato un modello per un gas rarefatto, in cui 
un grande numero N di particelle di uguale massa si muovono 
senza interagire tra loro e urtando contro le pareti. Abbiamo
parlato dell'ipotesi di caos molecolare. Abbiamo calcolato la
pressione esercitata dal sistema di particelle sulle pareti 
del contenitore per effetto degli urti. Un tale modello 
risulta consistente con l'equazione di stato di un gas ideale
se si assume che l'energia cinetica media di ciascuna
particella sia uguale a (3/2)kT, dove k è una costante
universale, detta costante di Boltzmann. Il modello quindi 
permette di assegnare un significato meccanico "microscopico" 
alla temperatura del gas. Inoltre, l'energia interna del gas 
risulta essere la somma delle energie cinetiche di traslazione 
delle particelle (se sono puntiformi e non hanno altri gradi di 
liberrtà oltre a quelli della traslazione), pari a N 
volte l'energia cinetica media. Quindi U dipende solo da T,
come dev'essere, e il calore specifico molare a volume 
costante, derivata di U rispetto a T per una mole di gas, 
risulta essere (3/2)R, in accordo con gli esperimenti sui
gas monoatomici rarefatti. Abbiamo discusso anche il caso 
di gas biatomici, dove l'energia interna include anche i 
gradi di libertà di rotazione. In questo modo si 
riesce a interpretare la differenza tra i calori specifici 
dei gas biatomici rispetto ai gas monoatomici. 
Esercizi
Esercizi su cicli termodinamici.
Distribuzione di Maxwell-Boltzmann
Abbiamo definito la probabilità che una singola
particella di un gas ideale abbia modulo della velocità
compreso in un intervallo infinitesimo dv intorno al valore
v come il prodotto di dv volte una funzione f(v) detta funzione 
di distribuzione delle velocità. Abbiamo introdotto 
la distribuzione di Maxwell-Boltzmann, discutendone le 
proprietà principali e il significato fisico. 
Calori specifi ed equipartizione dell'energia
Abbiamo brevemente accennato al principio di equipartizione
dell'energia, applicandolo al caso di molecole biatomiche 
che possono traslare, ruotare e vibrare. Abbiamo discusso poi il problema
del calore specifico dei solidi, visti come insieme di 
oscillatori armonici.  
Gar reali
Abbiamo parlato dell'espansione del viriale per gas reali
nel limite in cui il volume molare è molto grande.
Abbiamo discusso il modello di Van der Waals per un
gas reale in cui si tiene conto del "covolume" delle 
molecole e dell'attrazione a lungo raggio tra le 
stesse. Abbiamo visto come sono fatte le isoterme del
gas di Van der Waals: per temperature alte approssimano 
il comportamento del gas ideale; per temperature al di
sotto di una temperatura critica descrivono qualitativamente
il passaggio di stato liquido-vapore. L'energia interna del gas
di Van der Waals dipende sia dalla temperatura che dal 
volume molare. Abbiamo visto che un gas reale che si 
espande liberamente e adiabaticamente si raffredda. 
Esercizi
Esercizi di termodinamica.
Esercizi
Esercizi di termodinamica.
Entropia e disordine
Abbiamo ripreso lo studio dell'espansione libera di un gas ideale,
ricordando il risultato per la variazione di entropia nel caso
di un raddoppio di volume: ΔS = nR log2. Ci siamo posti 
il problema di interpretare questa variazione di entropia sulla 
base di un modello microscopico del gas. Per fare questo 
occorrono concetti statistici. Abbiamo utilizzato, a titolo 
esemplificativo, un mazzo di 40 carte da gioco. Abbiamo visto
come si possono definire i concetti di macrostato e microstato 
per un insieme di N elementi. Abbiamo definito la probabilità
termodinamica Ω di un macrostato come il numero di microstati 
che lo realizzano. Abbiamo poi introdotto una funzione S(Ω)
chiamata entropia e abbiamo dimostrato che se S ha la forma S=
k log(Ω), dove k è la costante di Boltzmann, allora
questa entropia coincide con l'entropia già definita per i 
sistemi termodinamici. In questo modo si ottiene un legame tra 
le variazioni di entropia per i sistemi "macroscopici" e la 
variazione del loro grado di disordine "microscopico". 
Esercizi
Esercizi di termodinamica.
Entropia e disordine
Abbiamo proseguito il discorso su microstati e macrostati, esaminando 
in dettaglio la probabilità termodinamica di un sistema di 
N elementi al crescere di N (limite termodinamico). Abbiamo discusso 
il legame tra entropia e informazione e tra entropia e disordine. 
Abbiamo calcolato l'entropia di mescolamento e discusso cosa 
succede se le particelle che si mescolano sono indistinguibili, 
accennando al problema delle statistiche quantistiche. Abbiamo
parlato del diavoletto di Maxwell. 
Esercizi
Esercizi di termodinamica.
Statica dei fluidi
Abbiamo elencato alcune proprietà che caratterizzano
una sostanza fluida. Abbiamo insistito sul fatto che i fluidi 
costituiscono una categoria piuttosto ampia e dai confini 
variabili. Abbiamo parlato di densità di particelle,
densità di massa e campo di velocità in un
mezzo continuo e abbiamo discusso le condizioni affinché  
un sistema di N particelle possa essere trattato come un continuo. 
Abbiamo parlato di sforzi di taglio e di pressioni e abbiamo 
detto che un fluido in equilibrio non risponde a sforzi di 
taglio. Abbiamo definito la viscosità per un fluido 
in movimento rispetto ad altri corpi. Un fluido perfetto è
non viscoso. Abbiamo definito la compressibilità del
sistema e abbiamo distinto fluidi a grande compressibilità
(tipicamente gas) e fluidi a piccola compressibilità 
(tipicamente liquidi). Abbiamo poi discusso le condizioni
per l'equilibrio di un fluido sfruttando i principi della
meccanica newtoniana. Abbiamo visto che tali condizioni
si traducono in tre relazioni che legano le derivate parziali
della pressione lungo le tre direzioni spaziali x,y,z alle
componenti x,y,z della forza esterna agente sul fluido. Nel 
caso della forza di gravità applicata ad un fluido
incomprimibile (densità uniforme) abbiamo visto che 
si ottiene la legge di Stevino per la pressione 
idrostatica. Abbiamo accennato alle applicazioni  
al calcolo della pressione dell'acqua in funzione della
profondità, la pressione esercitata su una diga, il 
principio dei vasi comunicanti. Abbiamo poi considerato anche
il caso di un fluido comprimibile, prendendo ad esempio un 
gas ideale di cui si conosce l'equazione di stato. Abbiamo 
visto che nel campo di gravità il gas ha un profilo 
di densità (e di pressione) esponenziale in funzione
dell'altezza. Abbiamo detto che questa è una prima 
approssimazione al comportamento dell'atmosfera in 
condizioni statiche. 
 
Fluidi
Abbiamo riscritto le condizioni per la statica dei fluidi 
nel caso di forze esterne conservative, utilizzando l'operatore
gradiente. Abbiamo mostrato che le superfici isobariche coincidono
con le superfici equipotenziali e abbiamo visto alcuni esempi: 
profilo degli oceani, incluso l'effetto di rotazione della terra,
superficie dell'acqua in un secchio in accelerazione o rotazione. 
Abbiamo introdotto e giustificato il concetto di spinta 
di Archimede, studiando le condizioni per il galleggiamento 
dei corpi. Abbiamo poi parlato della dinamica di un fluido 
mettendoci nel caso più semplice di un fluido 
incomprimibile e non 
viscoso, in regime stazionario e con moto laminare. Abbiamo 
detto cosa sono i filetti fluidi e abbiamo visto che la 
conservazione della massa in un moto laminare implica una
relazione semplice tra la sezione di un filetto fluido e la 
velocità locale del fluido stesso. 
Teorema di Bernoulli
Abbiamo calcolato la variazione di energia meccanica (cinetica
più potenziale gravitazionale) per un filetto fluido 
per un fluido incomprimibile e non viscoso, in regime stazionario 
e con moto laminare. Il risultato è noto come 
teorema di Bernoulli: la densità di energia, definita 
come la somma dell'energa meccanica per unità di volume 
e della pressione locale del fluido, è 
costante e uniforme. Abbiamo discusso alcune applicazioni: 
l'effetto Venturi e il tubo di Pitot. 
Esercizi
Esercizi di termodinamica.
Esercizi
Esercizi di termodinamica.